Mariantonietta Sulcanese, e vidi lume in forma di rivera fulvido di fulgore, intra due rive dipinte di mirabil primavera
(Dante Alighieri, La Divina Commedia, Paradiso, Canto 30), 2021, tecnica mista su tela, cm. 40x120x
COMPLESSO BASILICALE PALEOCRISTIANO DI CIMITILE
11 – 18 settembre 2021- Mostra d’Arte Contemporanea
Dante Settecento. Cento Artisti di-segnano la Divina Commedia
a cura di Giuseppe Bacci
(nell’ambito della XXVI edizione del Premio Cimitile)
Cento Artisti espongono nelle basiliche paleocristiane di Cimitile altrettante opere ispirate alla Comedìa di Dante Alighieri (Firenze 1265 – Ravenna 1321), opera letteraria che ha influenzato la cultura di tutte le epoche. Cento opere ad illustrare, uno ad uno, i cento canti che compongono la Divina Commedia, viaggio di Dante quale allegoria della condizione e del destino dell’uomo. L’aggettivo “divina” è stato attribuito da Giovanni Boccaccio nel Trecento poiché trattasi di questioni divine e, in seconda analisi, perché scritta in modo eccelso, quasi divino. Dal forte impatto installativo-ambientale, l’esposizione Dante Settecento. Cento Artisti di-segnano la Divina Commedia, a cura di Giuseppe Bacci, contempla opere realizzate appositamente per i festeggiamenti del settecentesimo anniversario della morte del Sommo Poeta, lavori che si relazionano non solo con l’imponenza dello spazio basilicale attraverso i riferimenti allo spirituale presenti nella Divina Commedia, ma anche con gli scrittori e i frequentatori del Premio Cimitile.
L’arma povera e potente dell’arte spalanca le porte alla rievocazione dei canti dell’Alighieri in una sorta di racconto scenografico-teatrale. Il costante monito degli Artisti ci aiuta a scrutare i segni dei tempi: la ridondanza dei simboli, l’ambivalenza degli enunciati, la forza dell’ineffabile suggellano, nelle opere in mostra, il perenne duello tra bene e male, tra speranza e sconforto, tra grazia e caduta, tra luce e tenebre che sovente intristiscono la scena di questo mondo.
Il taglio narrativo della mostra e la rappresentazione aurorale di sublimazione spirituale che avvolge lo spettatore collocano le cento opere a trapasso della postmodernità, in una scenografia che sembra disegnata dalla fantasia di un mistico: il paesaggio appare ora lunare, ora terrestre, ora sovrannaturale; il racconto passa da una rappresentazione antropologica ad una religiosità ancestrale, per approdare a soluzioni che non sono semplicemente pittoriche, ma intravvedono il tentativo di condurre lo spettatore ad ulteriore attraversamento. Chi dunque ci condurrà oltre lo stagno ardentedell’Inferno dantesco ed oltre lo smisurato splendore del Paradiso? Sicuramente quella «Bellezza tanto antica e tanto nuova» (sant’A- gostino) che viene amata sempre troppo tardi.
Il bilancio della mostra d’arte nel XXVI Premio Cimitile non può essere che positivo, data la sollecitudine e l’impegno di tutti gli artisti espositori che hanno supportato il lavoro organizzativo del curatore artistico Giuseppe Bacci.